Polidori attacca il sistema d’accoglienza: «È un business da 12, 13, 14 milioni l’anno» (VIDEO)
Durante la lunga diretta serale di Trieste Cafe, Paolo Polidori – già vicesindaco e assessore alla sicurezza – ha espresso una posizione durissima sul sistema dell’accoglienza, definendolo senza mezzi termini «un business che vale 12, 13, 14 milioni all’anno».
Le sue parole arrivano nel contesto di un dibattito serrato sul tema della microcriminalità in città e sul ruolo delle associazioni che operano con i migranti.
«Maggiore accoglienza? Arrivano altri migranti»
Polidori sostiene che il modello attuale di sostegno ai migranti, così come viene portato avanti da alcune realtà associative, abbia un effetto paradossale. Secondo lui, più l’accoglienza è strutturata, ricca di servizi e percepita come “garantita”, più diventa un fattore di attrazione.
Alla diretta afferma chiaramente:
«Il fatto di creare una rete di accoglienza non fa altro che portare altre persone».
E aggiunge che, attraverso il passaparola, chi arriva comunica ad altri che in città: si viene curati, si riceve cibo e assistenza , si ottiene un tetto e si possono trovare ambienti protetti e ben organizzati
Per Polidori questo meccanismo genera un flusso costante, difficilmente gestibile dalle istituzioni locali, con un impatto crescente sul territorio.
La vicenda dei due minori stranieri non accompagnati
Nel suo intervento, Polidori cita un episodio della sua esperienza amministrativa come sindaco di Muggia. Racconta di quando la polizia di frontiera gli consegnò due minori stranieri non accompagnati.
Secondo la normativa, ricorda, i sindaci devono prendersi in carico i minori, garantire assistenza e tutela. Polidori afferma di averli collocati in una struttura di fortuna – «nell’ex farmacia di Aquilini» – dove: non c’era corrente elettrica, non c’era acqua corrente e non c’era connessione Wifi
Il suo racconto prosegue con un dettaglio che considera significativo: i due minori si sarebbero lamentati proprio per l’assenza del Wifi, per poi decidere autonomamente di andarsene dalla struttura il giorno successivo.
Per Polidori questo episodio dimostra come, se il sistema non offre servizi di alto livello, i migranti stessi non trovano conveniente fermarsi, e soprattutto non richiamano altri loro conoscenti, come avrebbe potuto accadere se avessero trovato condizioni più comode.
«Non appena capiscono che non c’è trippa per gatti, non ne vengono altri»
La frase, molto diretta, viene utilizzata da Polidori per sintetizzare la sua teoria: l’accoglienza – quando è ampia, organizzata e ricca di servizi – diventerebbe un magnete, mentre un sistema essenziale e privo di comfort ridurrebbe naturalmente i flussi.
Non invita a trattamenti disumani, ma insiste sul fatto che l’accoglienza deve essere proporzionata e non trasformarsi in un sistema che, nelle sue parole, “porta altri migranti a venire”.
La denuncia economica: «Un business da 12, 13, 14 milioni l’anno»
È il passaggio più forte del suo intervento. Polidori afferma che l’accoglienza non è solo un fenomeno sociale, ma anche un grande giro economico, citando cifre molto specifiche:
12 milioni, 13 milioni, 14 milioni l’anno.
Secondo lui, queste sono le dimensioni del problema, e riguardano le attività delle associazioni che gestiscono i servizi ai migranti. Pur senza accusare singole realtà, sostiene che la struttura complessiva del sistema crea interessi economici significativi, difficili da disinnescare.
«Non è essere razzisti o xenofobi, è la realtà dei fatti»
Polidori si difende anche da possibili critiche ideologiche. Durante il confronto afferma che il suo non è un discorso politico o di appartenenza, ma un’analisi del funzionamento del sistema.
Per lui, la situazione attuale porta inevitabilmente a tensioni: esasperazione dei residenti, senso di insicurezza, ciclicità dei comportamenti problematici e difficoltà delle forze dell’ordine
Ed è proprio per questo che invita a ripensare radicalmente l’impostazione dell’accoglienza.
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