“Non l’odio, ma l’empatia ci salverà”: il monito di una triestina tocca le coscienze
Un post pubblicato nelle scorse ore da una triestina sta facendo il giro dei social locali per la sua forza e autenticità. Nessuna polemica politica, nessuna presa di posizione ideologica, solo una riflessione profonda e amara su quanto sia facile oggi generare odio per futili motivi, anche partendo da qualcosa di banale come un commento sotto un post.
«Me rendo conto de come purtroppo inizia le guerre. Basta poco niente ormai per innescar odio tra persone e viver con addosso sentimenti de rabbia verso el prossimo», scrive la donna, esprimendo tutta la propria delusione per un clima che sente sempre più teso, anche nelle relazioni quotidiane.
Parole semplici, ma potenti, che raccontano una realtà sempre più comune: si litiga per un post, ci si giudica in modo spietato, ci si scaglia l’uno contro l’altro senza conoscere davvero la storia dell’altro. «Se tendi a toccar sul personale e nel vivo una persona della quale non se sa niente, solo per un stupido post, ma se rendemo conto?!?», scrive ancora.
La triestina non invoca religione o dogmi, ma invita semplicemente a riscoprire un po’ di amorevolezza e umanità nei rapporti quotidiani. Nessuna predica, solo un richiamo al buon senso: «E non che voio dir per forza 'Andè in ciesa se non lo senti', ma almeno aver un minimo de modi umani verso che incontremo».
Il messaggio è diretto, senza filtri, e parla al cuore di molti. «Me dispiasi tanto che se stemo perdendo quando invece podessimo esser unidi», continua la riflessione, sottolineando un paradosso doloroso: ci si divide per tutto, quando basterebbe poco per stringersi la mano, capirsi, restare umani.
La conclusione è forse la parte più forte di tutto il messaggio: «Ma come podemo pensar che una cavolo de guerra dove fioi mori de fame – e non solo – possa finir, se non semo boni neanche de tenderse la man e aver empatia e capirse neanche qua tra de noi???».
Un pensiero che ha raccolto numerosi consensi e condivisioni, forse perché in un’epoca di urla e giudizi, il bisogno di parole autentiche e gentili è più forte che mai.
foto sebastiano visintin