Delitto di Garlasco, nuovi dubbi a Quarto Grado: il sangue sul telefono può riscrivere la scena del crimine?

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Delitto di Garlasco, nuovi dubbi a Quarto Grado: il sangue sul telefono può riscrivere la scena del crimine?

Nel corso della puntata di Quarto Grado, programma d’inchiesta di Retequattro condotto da Gianluigi Nuzzi, si è tornati ad analizzare i dettagli del delitto di Garlasco, con particolare attenzione a una traccia di sangue sul telefono di casa Poggi e ad alcune strisciate individuate sul gradino zero della scala, elementi al centro di una nuova ondata di riflessione mediatica e investigativa.

Il telefono Sirio e la goccia nel vano cornetta

La trasmissione ha ripercorso la ricostruzione dei Ris di Parma risalente al 2007: il telefono modello Sirio fu trovato con la cornetta appoggiata dai soccorritori. Proprio nel vano alloggiamento della cornetta, fu rinvenuta una goccia di sangue, sottile e allungata, ritenuta compatibile con una proiezione ematica derivante dai colpi ricevuti da Chiara Poggi mentre tentava di fuggire e difendersi.

La collocazione di quella goccia — in un punto in cui lo spazio resta sempre aperto anche quando la cornetta è al suo posto — non suggerisce che la cornetta fosse sollevata, come ipotizzato da alcune recenti interpretazioni. Le altre macchie presenti sul telefono risultano infatti coerenti con una posizione statica dell’apparecchio durante l’aggressione. Secondo i Ris, nessun mistero dunque: quella traccia era già nota, catalogata e studiata.

L’ipotesi dell’impronta e il gradino “zero”

Al centro della trasmissione anche le tre strisce di sangue presenti sul gradino zero della scala che conduce alla cantina, il luogo in cui il corpo di Chiara venne gettato. Alcune ricostruzioni giornalistiche avevano ipotizzato che potessero essere l’impronta sfuggita di una scarpa, ma Quarto Grado ha chiarito come tali segni non abbiano la forma né la morfologia di un’impronta.

La perizia del processo d’appello bis del 2014, effettuata con laser scanner, conferma infatti che si trattava di strisciate da gocciolamento, generate dal sangue colato dalle lesioni craniche di Chiara e trascinato dal suo corpo al momento del lancio lungo le scale. Nessun indizio calzante, dunque, né per gli inquirenti né per la difesa di Alberto Stasi, che avrebbero avuto tutto l’interesse a dimostrarne la presenza.

La misteriosa traccia 97 F: sangue e dinamica dell’aggressione

Spazio anche alla cosiddetta traccia 97 F, individuata sul muro della scala. Secondo la ricostruzione forense, quella strisciata ematica potrebbe essere stata lasciata dalla mano sinistra dell’aggressore nel momento in cui sollevava la vittima per gettarla giù. La posizione, l’altezza — circa 20 centimetri dal suolo — e l’inclinazione della macchia escludono un contatto diretto con il corpo inerme della ragazza. Tuttavia, non si tratta di un’impronta palmare vera e propria, e non è stato possibile estrapolarne minuzie identificative.

Il quesito sollevato dalla trasmissione è chiaro: se questa traccia può davvero appartenere alla mano dell’assassino, perché la Procura non ha mai disposto ulteriori analisi tecniche, come accaduto per le ben più discusse tracce 10 e 33?

Conclusioni sospese e interrogativi aperti

A distanza di quasi 17 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, la puntata di Quarto Grado rilancia interrogativi mai completamente sopiti. Le tracce di sangue, spesso considerate secondarie, potrebbero offrire nuovi spiragli interpretativi sulla dinamica del delitto. Ma, come ribadito in studio, serve cautela: nessuna delle presunte “novità” analizzate rappresenta una prova definitiva, né riapre formalmente il caso. Resta però forte l’interesse pubblico per una delle vicende più complesse e controverse della cronaca giudiziaria italiana recente.