Chi era davvero Olena? Dentro la Notizia ricostruisce il volto nascosto della madre di Giovanni
Un ritratto complesso, contraddittorio e inquietante quello emerso nel servizio di Dentro la Notizia su Canale 5, condotto da Gianluigi Nuzzi. Chi era davvero Olena Stasiuk, la donna che ha tolto la vita al figlio Giovanni, 9 anni, nella casa di Piazza Marconi a Muggia? Le sue stesse parole, le testimonianze e i segnali ignorati raccontano una storia fatta di fragilità profonde e di un dramma che, forse, si sarebbe potuto evitare.
«Io brava mamma»: l’immagine che Olena dava di sé
Nel servizio, vengono riproposte le parole che Olena rivolgeva agli operatori e a chi la conosceva.
«Io sempre dicevo, e l’ho capito: io brava mamma», affermava.
Una frase che colpisce per la sua sicurezza e che oggi si scontra in modo drammatico con la realtà dei fatti.
All’apparenza una donna educata, sempre sorridente, 55 anni, di origine ucraina, con capelli scuri e modi gentili. Ma dietro quella facciata si nascondeva una fragilità psichica importante, già nota ai servizi e seguita dal Centro di Salute Mentale. Un campanello d’allarme evidente, ma sottovalutato.
I rapporti difficili con il padre di Giovanni
Il servizio ricostruisce anche il rapporto conflittuale tra Olena e l’ex compagno, Paolo.
Lei sostiene che lui l’abbia più volte descritta agli altri come pericolosa.
«Lui cominciava a parlare male di me. Guarda, lei è matta, mamma pericolosa, lei vuole uccidere il bambino», raccontava.
Parole che oggi assumono un peso enorme. Il papà di Giovanni si era infatti opposto più volte agli incontri non supervisionati tra madre e figlio, ma quelle preoccupazioni non erano state accolte. Una decisione che oggi appare incomprensibile.
Un rapporto simbiotico, raccontato dalla stessa Olena
Nel servizio, la donna descrive un legame quasi totale con Giovanni.
«Sapeva cos’è sempre: compro il gelato, lui va a cucina, apre il congelatore, prende il gelato per me e per lui. Io dicevo: molto bravo Giovanni».
Sono momenti quotidiani che lei portava come prova del suo ruolo di madre presente, attenta, affettuosa. Ma questo racconto convive con i segnali di sofferenza mentale, con un equilibrio fragile che nessuno ha saputo contenere.
Il lavoro e l’isolamento linguistico
Olena tentava di lavorare come cameriera, impegnandosi, rimboccandosi le maniche.
Chi l’ha assunta racconta però una difficoltà evidente:
«Era brava, ma non riusciva a comunicare, non capiva l’italiano».
In tre giorni aveva già mostrato limiti enormi nella relazione con gli altri, un isolamento crescente che si aggiungeva alla sua condizione psicologica.
Nulla lasciava immaginare ciò che sarebbe successo il 12 novembre
Fino a quel maledetto giorno, nulla sembrava annunciare una tragedia così grande.
Il suo comportamento non aveva mai fatto presagire una violenza di questo tipo.
Eppure, i segnali c’erano: il disagio psichico, le tensioni familiari, le preoccupazioni del padre, la fragilità quotidiana.
Il servizio di Dentro la Notizia mostra come la storia di Olena sia un intreccio di solitudine, squilibri e occasioni mancate di intervento.
Una ricostruzione che non cerca alibi, ma che prova a capire chi fosse davvero la donna che Giovanni amava e chiamava “mamma”, e che oggi viene interrogata davanti al GIP per rispondere dell’omicidio più difficile da comprendere.