Asparagi a peso d’oro a Trieste, 28 euro al chilo, il lusso è… nel cestino del bosco

Asparagi a peso d’oro a Trieste, 28 euro al chilo, il lusso è… nel cestino del bosco

Altro che caviale o tartufo: a Trieste, gli asparagi di bosco sembrano aver raggiunto lo status di bene di lusso. 28 euro al chilo, come mostra la foto scattata al mercato, sono la nuova soglia simbolica della follia dei prezzi. E non si tratta di un punto vendita gourmet o di una bottega stellata: è un comune banco ortofrutticolo, dove anche la verdura spontanea – quella che un tempo si raccoglieva con pazienza e passione tra i sentieri – diventa appannaggio di pochi.

Bosco o borsa?

Una volta sinonimo di semplicità e di primavera triestina, oggi gli asparagi selvatici sembrano finiti nelle grinfie del caro-vita. Il cartellino rosso, piazzato in bella vista, è come uno schiaffo per chi ogni giorno lotta per riempire il carrello senza svuotare il portafoglio. Cosa sta succedendo al mercato cittadino? Davvero siamo arrivati al punto di dover scegliere se mangiare sano… o fare benzina?

La retorica della qualità non basta più

Certo, qualcuno potrebbe dire: “Eh ma sono di bosco, son selvatici, raccolti a mano…”. Vero. Ma 28 euro restano comunque 28 euro. Il prezzo di una cena per due, di un pieno di spesa al discount, di una bolletta in più. A questo punto la domanda è lecita: quanto può valere davvero una manciata di asparagi? E soprattutto, chi li sta comprando?

Trieste tra tradizione e inflazione

La tradizione degli asparagi è radicata nella cultura locale, ma viene da chiedersi: che senso ha se poi resta accessibile solo a una ristretta élite? Dove finisce l’identità di un territorio, quando anche i suoi sapori più autentici diventano privilegio per pochi?

La risposta, forse, è tutta in quella molletta rossa: un simbolo di quanto la normalità sia ormai appesa a un filo.