"Noi semo giuliani, non furlani": lo sfogo di una triestina sul saluto "Mandi"

"Noi semo giuliani, non furlani": lo sfogo di una triestina sul saluto "Mandi"

Una lettera inviata alla redazione da Gabriella, triestina doc, esprime con passione il proprio disappunto verso l’uso del saluto "Mandi" come se fosse parte della tradizione triestina. Un intervento accorato che richiama all'importanza di preservare le distinzioni culturali e storiche della città.

"Mandi è friulano, non triestino"

"Per poco non salto dalla sedia, leggo 'MANDI' come saluto a Trieste!", esordisce Gabriella, ribadendo con fermezza che il termine è un saluto friulano (furlan), distante dalla tradizione triestina. "Anche se siamo diventati un’unica Regione, TUTTO ci divide. Noi triestini siamo di tutt’altra origine dei furlani, studiate la storia e vedrete quali sono le differenze."

Gabriella racconta anche un episodio personale legato al bullismo scolastico vissuto a Udine a causa delle sue origini triestine, evidenziando come il tema delle differenze culturali sia stato per lei fonte di amarezza.

"Trieste è giuliana, non friulana"

Lo sfogo della lettrice prosegue sottolineando l’identità giuliana di Trieste, diversa da quella friulana:
"Noi SEMO GIULIANI, NON FURLANI… chiaramente senza offesa."
Un’affermazione che vuole essere un richiamo alla valorizzazione delle specificità culturali della città, nonostante l’appartenenza comune alla Regione Friuli Venezia Giulia.

Un appello alla conoscenza storica

Gabriella invita tutti a studiare la storia e a riflettere prima di pubblicare contenuti che possano essere percepiti come inaccurati o lesivi dell’identità triestina. "Prima di pubblicare cavolate, pensateci, e studiate."

"Trieste non è Croazia": un altro tema caldo

La lettrice commenta infine con tono ironico un’altra affermazione che l’ha colpita, relativa alla presunta appartenenza di Trieste alla Croazia. "Cosa vuol dire 'Trieste è ormai Croazia'? Non tornemo al '54, se no saria 'ciodi'!" Una frase che riflette l’attaccamento viscerale dei triestini alla propria città e alla sua storia, rifiutando qualsiasi ipotesi che ne metta in discussione l’italianità.

Una difesa accorata della triestinità

La lettera di Gabriella è un appello appassionato alla salvaguardia delle tradizioni e dell’identità culturale triestina, un monito a non confondere usanze e origini diverse all’interno di una Regione ricca di diversità.

foto sebastiano visintin