Gb, Johnson ci crede: "Domani sarò ancora primo ministro"

"Certamente".

E' la risposta secca data oggi durante un'audizione in commissione alla Camera dei Comuni da Boris Johnson a un esponente degli indipendentisti scozzesi dell'Snp che gli chiedeva provocatoriamente se pensava di essere ancora primo ministro britannico domani, sullo sfondo della valanga di dimissioni e di lettere di sfiducia contro di lui scatenatasi in seno alla maggioranza a causa dei contraccolpi dello scandalo Pincher.

Alle parole del premier fanno da controcanto quelle di vari deputati Tory, inclusi alcuni suoi alleati, che anonimamente riferiscono ai media in questi minuti di una situazione ormai senza ritorno per BoJo: sostenendo che in discussione a questo punto c'è solo il modo con cui sarà possibile metterlo fuori gioco; e che tutto si potrebbe concludere forse in poche ore. La Bbc ribadisce tuttavia come l'unico iter legalmente vincolante per sfiduciarlo in seno al partito sia quello di cambiare le regole sui tempi della ripetizione di un voto sulla leadership Tory. Fra le ipotesi c'è quella che il presidente del comitato 1922 - sinedrio del gruppo conservatore alla Camera dei Comuni incaricato di regolare le elezioni interne e che proprio stasera rinnova i suoi organi - possa andare domani da Johnson con una montagna di lettere di sfiducia e intimargli l'alternativa fra le dimissioni e un cambiamento di statuto tale da permettere di sottoporre la sua leadership a un nuovo voto immediato con la prospettiva pressoché certa di essere stavolta sconfitto. Ipotesi a cui tuttavia - argomenta sempre la tv di Stato - il premier potrebbe rispondere con un'arma nucleare: la presentazione di una mozione di scioglimento della Camera che - col sostegno dei deputati rimastigli fedeli e delle opposizioni - verrebbe approvata, mettendo i ribelli (e tutto il Partito Conservatore) di fronte al rischio di elezioni anticipate potenzialmente disastrose.

(ANSA). LR