Linea d'Ombra SHOCK, "solidarizza" con i centri sociali. «liberatamente picchiati dalle forze dell’ordine»

Pubblichiamo da Linea D'Ombra
 
Sabato in Piazza Libertà c’erano volontarie/i e attiviste/i di Linea d’Ombra e di la Strada Si.Cura, come ogni sera e con l’intenzione di non lasciarla. Sabato però c’erano anche molte altre persone, anch’esse antifasciste come noi, che ci hanno raggiunto poiché Linea d’Ombra, Strada si.Cura e le eventuali persone migranti solitamente presenti si trovavano sotto attacco concreto e pericoloso, autorizzato e poi difeso dalla questura.
 
Linea d’Ombra rifiuta qualsiasi divisione tra “manifestanti buoni”(noi) e “manifestanti cattivi” (gli/le altre) che qualcuno ha provato a fare, riconoscendola come una strategia utilizzata per fare spazio alla repressione e per smantellare i lacci di solidarietà che esistono tra i gruppi e gli individui che, in prima persona, lottano sul territorio in solidarietà alle persone migranti, contro il fascismo e quel mondo che obbliga le persone a migrare. Linea d’Ombra si dichiara totalmente partecipe a quello che è successo in piazza sabato in difesa dall’aggressione fascista e poliziesca.
 
Molte delle persone che come noi si trovavano in piazza non solo sono state liberatamene picchiate dalle forze dell’ordine ma ci hanno anche difeso, con i loro corpi, dai gruppi nazisti e fascisti che si sono presentati, alcuni armati di caschi e tutti colmi di odio accumulato verso la nostra attività.
 
Dichiariamo la nostra gratitudine e complicità a tutte quelle persone che sabato in piazza si sono esposte generosamente ad un elevato rischio pur di difendere se stesse, noi, il nostro operato e l’antifascismo in generale.
 
Prendiamo atto che le forze dell’ordine hanno fatto entrare i fascisti in piazza scortandoli da dietro, mentre di noi ci trovavamo ancora lì sedute e che poi li hanno difesi, mantenendo le telecamere e gli scudi puntati nella nostra direzione. Prendiamo anche atto dai giornali delle minacce di denunce per resistenza pervenute dalla questura di Trieste verso le antifasciste presenti in piazza. Ci sembra che rappresentino un tentativo subdolo per insabbiare l’operato violento attuato sabato dalla polizia nei confronti di persone disarmate (sono più di cinque le persone che sono ricorse ad aiuto medico) e far scivolare su di loro la responsabilità dei colpi che hanno ricevuto.
 
“La piazza” è un luogo di aiuto e sorellanza bellissimo, anche perché rompe quella divisione che solitamente esiste tra cura, assistenza e agire politico antifascista: per noi la cura alle persone stremate arrivate da settimane di fughe dalle polizie d’Europa è resistenza al fascismo ma ci riconosciamo a vicenda con chiunque pratichi questa resistenza agendo in prima persona in altro modo. Questo riconoscimento reciproco si è visto sabato in piazza e per noi rappresenta un fiore da coltivare. Non accettiamo alcuna divisione di quella piazza, grazie a chi ha rischiato con e per noi.