Flex/Adriatronics, Usb: “Sì al rilancio tecnologico, no alla militarizzazione e ai partner israeliani”
USB Lavoro Privato – Industria Nazionale ha preso parte oggi al tavolo ministeriale sul futuro di Adriatronics (ex Flex) a Trieste, esprimendo una posizione netta: bene il rilancio industriale, ma senza militarizzazione e senza il coinvolgimento di partner israeliani.
Il progetto industriale presentato al Ministero prevede la trasformazione del sito giuliano in un Optical Manufacturing Hub, specializzato nella produzione di transceiver ottici di nuova generazione destinati a data center, cloud, intelligenza artificiale e 5G.
Gli investimenti annunciati ammontano a 70–80 milioni di euro e comprendono nuove cleanroom e laboratori. Sul piano occupazionale si prospetta il mantenimento dei 333 dipendenti attuali, con un lungo periodo di ricorso agli ammortizzatori sociali, oltre a 150 nuovi posti di lavoro che porterebbero l’organico a 420 addetti complessivi.
Secondo USB, però, dietro quella che appare come un’operazione positiva si cela una criticità rilevante: la composizione societaria. La cordata vede infatti da un lato un fondo europeo attivo nell’aerospazio e nella difesa dual-use, dall’altro una società israeliana impegnata nella fotonica e nelle tecnologie di ottimizzazione del traffico dati e dell’AI.
USB ha ribadito che il rilancio della filiera dei microchip è strategico e richiede un ruolo forte dello Stato, ma non può passare attraverso la militarizzazione delle produzioni né con il coinvolgimento di soggetti legati a Israele.
“Non possiamo accettare – sottolinea l’organizzazione – che il futuro industriale di Trieste venga legato a una filiera che rischia di renderci complici di un sistema guidato da uno Stato che in questo momento porta avanti azioni di guerra contro il popolo palestinese. Trieste merita un polo di eccellenza civile nei semiconduttori, non di diventare un ingranaggio della catena bellica internazionale”.
USB ha quindi chiesto che si apra una discussione pubblica e trasparente sui partner coinvolti e sugli investimenti, ponendo al centro non solo lo sviluppo tecnologico e occupazionale, ma anche la coerenza etica e la pace.