Corteo per la Palestina a Trieste: 500 manifestanti, disagi al traffico e polemiche sulla zona rossa
Nel pomeriggio di oggi, un corteo a sostegno della Palestina ha radunato circa 500 manifestanti nel centro di Trieste. La manifestazione aveva l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sulla difficile situazione mediorientale e di chiedere solidarietà per la popolazione palestinese.
Le motivazioni della protesta
Durante il corteo, i promotori hanno denunciato le violenze e le aggressioni contro la popolazione palestinese, inclusi i bombardamenti su Gaza, Cisgiordania, Libano, Yemen e Siria. È stata inoltre sottolineata l’importanza di contrastare il sionismo e i governi occidentali che, secondo i manifestanti, legittimano tali azioni.
Gli organizzatori hanno ribadito il valore della resistenza antifascista e anticolonialista, contestualizzandola nella storia di Trieste, richiamando anche le persecuzioni subite dalla comunità slovena. Un altro punto critico sollevato è stato il ruolo delle istituzioni occidentali, accusate di ipocrisia per aver istituito il Giorno della Memoria ma, a detta dei manifestanti, ignorando le sofferenze attuali di altri popoli, come quello palestinese. «Il genocidio è ora», si legge in un comunicato diffuso dai promotori.
Disagi alla circolazione e polemiche sulla zona rossa
Il corteo ha inevitabilmente provocato rallentamenti e disagi al traffico per tutta la sua durata, con diverse strade chiuse al passaggio dei manifestanti. Questo ha suscitato critiche, soprattutto da parte dei commercianti, che operano in un’area recentemente dichiarata "zona rossa" dall’amministrazione comunale per motivi di sicurezza urbana.
Le parole di Giovanni Franchi
A commentare la situazione è stato Giovanni Franchi, titolare del Gran Bar Italia, che ha espresso tutto il suo dissenso:
«Il PARADOSSO di un corteo in ZONA ROSSA… chi lavora viene limitato… tutto il resto è autorizzato?!?!?!!!?!?!»
Un dibattito ancora aperto
La manifestazione ha riacceso il dibattito sulla gestione delle "zone rosse" e sull'equilibrio tra diritto alla protesta e tutela del lavoro e della sicurezza. Le polemiche sollevate non sembrano destinate a placarsi, con cittadini e commercianti che chiedono maggiore coerenza e chiarezza nelle scelte amministrative.