Cacciatori abilitati potranno esercitare il controllo della fauna selvatica

“Una vittoria storica, anche sul fronte politico: una rivoluzionaria sentenza della Corte costituzionale apre al mondo venatorio la possibilità di essere parte attiva nel controllo della fauna selvatica. Anche la Regione Fvg, dunque, potrà disporre di abilitare i cacciatori, seguendo determinate regole, al prelievo della fauna selvatica, ove la stessa provoca danni all’agricoltura e mette a repentaglio la sicurezza delle persone. Con un’interrogazione urgente chiedo lumi su come la Regione stia recependo la novità”. Lo afferma la consigliera regionale Mara Piccin (Forza Italia), commentando la sentenza 21 della Corte costituzionale del 17 febbraio scorso, nel giudizio di legittimità di un articolo della legge 3 del 1994 della Regione Toscana (di recepimento della legge 157 del 1992, "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio"). Il giudizio della Corte era stato chiesto dal Tar della Toscana nel procedimento vertente tra Regione Toscana e alcune associazioni animaliste.
 
“Per quanti, come la sottoscritta, da anni si occupano della problematica, è una sentenza storica – continua Piccin -. Ancora una volta la Corte ha dovuto sopperire all’inerzia della politica. Avevamo ragione, insomma, a chiedere una modifica della legge 157 del 1992 sui medesimi punti toccati dalla sentenza, quando in Aula approvammo, il 29 ottobre 2019, una proposta di legge nazionale a mia prima firma, poi ignorata dal secondo governo Conte a guida M5s-Pd. Così come sul tema non sono mancate altre iniziative regionali e nazionali, spesso ignorate, contestate o peggio impugnate per motivi ideologici. Il M5s, ora, dovrebbe prendere atto dell’impostazione ideologica che ha avuto sulla questione”.
 
“È un dato di fatto che la proliferazione fuori controllo dei cinghiali abbia comportato danni rilevanti all’agricoltura e un aumento degli incidenti stradali – aggiunge la consigliera -: nella sentenza emerge anche la correlazione tra questi fenomeni e la diminuzione del numero di cacciatori e del personale che un tempo era dedicato, in capo alle Province soppresse dal centrosinistra, ai piani di controllo faunistico. È il momento di intervenire seriamente sul problema: la sentenza appare lasciare, in questo senso, ben più libertà d’azione alla Regione di quanto avveniva in precedenza. Occorre abbandonare idee costose e complesse, per restituire il ruolo del controllo della fauna selvatica anche all’attività venatoria”.