Inaugurata al Museo Winckelmann la mostra “Il mito degli Ambisontes”: storia e reperti dall’alto Isonzo
Questa mattina (30 ottobre) al Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann”, alla presenza dell’assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo,Giorgio Rossi, del responsabile dei Musei Storici, Stefano Bianchi e dei curatori, Alessio Fabbricatore e Marzia Vidulli Torlo, è statainaugurata la mostra “Il mito degli Ambisontes. Mercenari di Roma nella valle dell’Isonzo”.
La mostra sarà visitabile fino al 9 marzo 2025, ingresso libero.
Oggi (30 ottobre) alle ore 17.00, avrò luogo la prima visita guidata di approfondimento con i curatori.
”Oggi presentiamo la nuova mostra del Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann” che segue la tradizione ormai consolidata di inaugurare verso fine anno una mostra legata a temi del nostro territorio. L'anno scorso, ad esempio, era stata allestita la mostra dedicata alla popolazione degli Histri, realizzata in collaborazione con la Comunità croata di Trieste”, ha esordito il responsabile dei Musei Storici, Stefano Bianchi.
“La mostra di quest'anno è interamente prodotta dal Museo “J.J. Winckelmann” grazie ad una collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Vienna – ha detto Stefano Bianchi -. Per la prima volta qui sono riuniti materiali che, dopo essere stati scavati nello stesso posto più di un secolo fa, hanno preso strade diverse e oggi tornano assieme nella sala espositiva del museo”.
L’assessore alle Politiche della Cultura e del Turismo, Giorgio Rossi ha dichiarato la sua soddisfazione per il grande interesse suscitato dal Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann”. L'incredibile aumento di visitatori, ha continuato l'Assessore, è dovuto al grande e importante lavoro svolto in questi ultimi.
La curatrice Marzia Vidulli Torlo ha sottolineato come la realizzazione della mostra sia frutto della collaborazione con il Museo di Storia naturale di Vienna e del notevole contributo del curatore Alessio Fabbricatore.
“Queste collezioni che per motivi storici dovuti alla fine della prima e della seconda guerra mondiale sono stati smembrati e ora sono riuniti in questo Museo”.
Il Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann”, in continuità con la trilogia delle mostre sulle antiche popolazioni della Croazia, Iapodes, Histri e Liburni, organizzate insieme alla Comunità Croata di Trieste, propone ora un’esposizione che valorizza l’alto bacino del fiume Isonzo, affrontando il mito degli Ambisontes.
Chi erano gli Ambisontes?
Un’antica popolazione alpina conosciuta da un’iscrizione sul monumento a La Turbie (Francia meridionale) che celebra Augusto come conquistatore dell’intero arco alpino alla fine delle campagne militari negli anni tra il 25 e il 13 a.C. In questa iscrizione sono nominate ben 46 popolazioni alpine sconfitte, tra cui anche gli Ambisontes,apparentemente collocati tra la Rezia e il Norico, approssimativamente in un’area tra la Svizzera e l’Austria.
Sin dal Settecento, però, era stato proposto di vedere nella tribù degli Ambisontes gli abitanti della valle del fiume Isonzo: gli Ambisontes sarebbero coloro che vivono su ambo le rive del fiume Isonzo. Questa tesi ha avuto lunga fortuna e credibilità, facendo sorgere l’affascinante mito degli Ambisontes nella valle dell’alto Isonzo.
I reperti provenienti dagli scavi archeologici nella valle, in particolare quelli delle due necropoli che formano la mostra, sono stati interpretati come oggetti appartenuti proprio agli Ambisontes. Proposta questa che la mostra vuole ora approfondire in base ai risultati delle recenti indagini archeologiche e alla rilettura delle fonti.
I materiali della mostra sono stati concessi in prestito dalNaturhistorisches Museum di Vienna e in parte sono conservati dalMuseo Winckelmann di Trieste.
Dagli scavi dei primi del Novecento della necropoli di Reka pri Cerknem/Reka presso Cerkno provengono 80 reperti riuniti per la prima volta in esposizione, arricchiti da 70 oggetti di tre tombe coeve della vicina necropoli di Idrija pri Bači/Idria presso Baccia.
I corredi sepolcrali di queste due necropoli rappresentano un unicum per la ricca combinazione di oggetti militari, d’ornamento personale, di vasellame in bronzo e soprattutto di utensili agricoli e artigianali in ferro: oggetti di tradizione celtica, degli ultimi secoli a.C., della seconda età del ferro o 'cultura di La Tène', insieme ad armi, sia celtiche che romane, di epoca augustea. Questa combinazione può essere dovuta al controllo romano che dopo la fondazione di Aquileia (181 a.C.) si estese progressivamente fino alle Alpi. Le popolazioni locali furono allora ingaggiate nell’esercito come mercenari, o per svolgere servizio come guardia civica armata attiva sul territorio a difesa dei siti sensibili: sentinelle contro invasioni di popoli vicini (come accadrà nel 52 a.C. quando i Giapidi compiranno un’incursione, distruggendo Tergeste e arrivando fino alle mura di Aquileia).
Poi, deposte le armi, gli abitanti dell’alto Isonzo tornarono a dedicarsi principalmente all’agricoltura. Dopo la morte, le armi venivano inserite nelle tombe, ritualmente spezzate e piegate, defunzionalizzate, così come altri oggetti. Appare inconsueta invece la deposizione di svariati strumenti in ferro, forse una reinterpretazione dell’usanza delle genti celtiche di offrire armi e utensili deponendoli però nei santuari all’aperto, dei quali ci sono rimaste testimonianze archeologiche nel Friuli.
I ricchi corredi sono ora esposti per la prima volta al pubblico in quanto le vicissitudini di queste terre hanno fatto sì che siano rimasti suddivisi tra il Museo di Storia Naturale di Vienna e il Museo Winckelmann di Trieste, mentre i siti sono nel territorio della Repubblica di Slovenia: l’archeologia ha la forza di annullare i confini nazionali.
Info: tel. 040 310500; 040 308686 - www.museoantichitawinckelmann.it
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