«Trieste offre tantissimo»: Rebek racconta perché la città merita il podio in cultura e divertimento (VIDEO)

«Trieste offre tantissimo»: Rebek racconta perché la città merita il podio in cultura e divertimento (VIDEO)

Quando nel corso della diretta serale di Trieste Cafe ricorda la classifica del Sole 24 Ore che vede Trieste recuperare posizioni e, soprattutto, piazzarsi al primo posto nazionale per l’indicatore «cultura e tempo libero», Stefano Rebek invita a cambiare prospettiva. Dice che bisogna «iniziare a vedere la vita non dai post di Facebook, ma dalla vita reale» e da ciò che pensano le persone «che vengono da altre realtà o da altre città». Secondo lui, «l’erba del vicino sarà spesso sempre più verde», ma per molti triestini «la tua erba sarà sempre più marrone, più grigia, più brutta». Sottolinea che il triestino «si lamenta tantissimo di Trieste», ma spesso «non ha mai superato il bivio di Barcola» e si ferma addirittura «al locale prima». È una provocazione amara e affettuosa insieme, che serve a introdurre un dato: per giudicare davvero la città bisogna conoscere sia ciò che offre, sia il confronto con ciò che succede altrove.

Mare, montagna, collina: un territorio che offre tutto in mezz’ora
Rebek insiste sul fatto che Trieste, da un punto di vista naturalistico, «ci offre di tutto». Ricorda che «in nessun’altra città» si ha contemporaneamente mare, montagna e collina a distanze così ravvicinate. Lo sintetizza con una formula chiara: «in mezz’ora vai volendo a sciare, in un quarto d’ora vai a scalare, in 10 minuti vai in acqua». Non è un riferimento generico, ma l’idea concreta di una città in cui, in poco tempo, si può passare dal Carso alle falesie, dalla spiaggia al sentiero. È una parte essenziale del concetto di qualità della vita, che non riguarda solo i locali o i teatri, ma anche la possibilità di vivere il tempo libero nella natura.

Teatri, concerti, eventi, dj: “ogni sera ci sono mille cose da fare”
Sul piano culturale e dell’intrattenimento, la sua analisi è altrettanto netta. Sostiene che Trieste è «piena di teatri, piena – che non avevamo, adesso sì – di concerti, piena di eventi, piena di dj, piena di qualunque cosa». Cita «serate a tema, serate spettacolo, serate con musica» e «locali con i dj», sottolineando che, nelle altre città, spesso esistono «tre o quattro baretti che hanno forse un dj», mentre qui «ovunque, ogni sera ci sono mille, mille cose da fare». Per Rebek, la percezione social di una città immobile è «errata»: nella realtà, Trieste «offre tantissimo, sempre e comunque». Anche sul tema della sicurezza prova a contestualizzare: riconosce che «Trieste non è più sicura come una volta», ma invita a comparare con altre città, chiedendo retoricamente se chi critica è mai «uscito dalla stazione di Milano» provando paura nel solo tragitto verso il taxi. Un modo per dire che i problemi esistono, ma hanno scale diverse.

Crociere, cinema e grandi spettacoli: una città che entra nei circuiti internazionali
Nell’analisi di Rebek entrano anche elementi più recenti, come lo slancio dato al turismo dalle navi da crociera. Ricorda che «già con le navi da crociera abbiamo avuto uno slancio pazzesco» e che «già per quanto riguarda i concerti lo stiamo avendo». A questo aggiunge un altro tassello: l’arrivo di produzioni cinematografiche e serie internazionali. Parla di «Netflix, Amazon Prime e così via» che hanno iniziato a girare «tanti film a Trieste», segno di una città che entra nell’immaginario non solo turistico, ma anche audiovisivo. Sulla scena teatrale, cita il lavoro del «Carossetti» come «un vanto a livello internazionale», capace di portare spettacoli che non ci si sarebbe mai sognati, in una città dove il teatro «è sempre funzionato bene», ma oggi ha raggiunto «un livello altissimo». Quando Miguel ricorda che alcune mostre, come quella su Frida Kahlo, possono risultare discutibili se prive di opere originali, Stefano preferisce non entrare nel merito dei singoli casi, ma ribadisce che Trieste ha ospitato anche mostre di richiamo come quelle dedicate a Van Gogh e altri grandi nomi.

Ricreatori, impianti sportivi e un unicum nel panorama italiano
Nella discussione con Luca Marsi emerge anche un aspetto strutturale: le infrastrutture per lo sport e il tempo libero. Il conduttore ricorda che Trieste può contare su «tre palazzetti dello sport» per una città di circa 200 mila abitanti, citando PalaTrieste, Chiarbola e Calvola, oltre a «due stadi», Grezar e Rocco. A queste strutture si aggiungono i ricreatori, descritti come «un unicum a livello italiano» con radici che risalgono ai tempi dell’impero austro-ungarico. Stefano fa sua questa lettura, sostenendo che Trieste è una città dove, a differenza di molte altre realtà, non ci si limita a «un evento sportivo al mese e uno spettacolo», ma si arriva ad avere «sempre tante cose da fare». Per lui, il vero pregio della città è proprio questo: non tanto la movida nel senso stretto di discoteche e locali notturni, dove ammette che «siamo indietro 2000 anni» rispetto a luoghi come Riccione, quanto la quantità di opportunità culturali, sportive e ricreative distribuite lungo tutto l’anno.

Dicembre, luminarie e città piena: “i triestini si sono svegliati”
Guardando nello specifico al periodo natalizio, Stefano nota un cambiamento evidente. Dice che, con l’arrivo di dicembre, «sembra si siano svegliati anche i triestini». Osserva che, fino a poco tempo fa, durante il giorno e la sera si vedevano soprattutto turisti, mentre ora «inizi a vedere un po’ di triestini durante il giorno» e «le famiglie uscire». Descrive piazza Unità e piazza della Borsa come luoghi in cui si sente parlare «inglese, tedesco, russo», ma anche dove i residenti tornano a passeggiare, a guardare le luminarie, a vivere lo spazio pubblico. Porta l’esempio concreto della pista di pattinaggio, con persone che vogliono salire sulla struttura di Trieste Cafe per fare foto viste dall’alto, e racconta di aver visto «la fila» per pattinare e «la città piena». Secondo lui, le luminarie «funzionano tantissimo»: invita a «prendere un social» e, «imparando a usare Instagram», a cercare foto su Trieste per rendersi conto «quante foto con le luminarie» vengono pubblicate da bambini, turisti, famiglie. Per Rebek, «le luminarie fanno la differenza, piacciono tantissimo».

La pista di pattinaggio, i turni e una proposta di gestione più chiara
Nel finale della puntata, il tema si sposta su un aspetto pratico: la gestione dei turni sulla pista di pattinaggio. Marsi ricorda ai telespettatori che il biglietto dà diritto a «un’ora di pattinata» e che, dopo quell’ora, bisogna lasciare la pista per permettere l’accesso ad altri. Stefano, che già il giorno prima aveva affrontato l’argomento, ribadisce che, a suo avviso, «l’unica cosa» da migliorare sarebbe la gestione delle fasce orarie. Propone «le ore fisse», ad esempio «dalle 8 alle 9, dalle 9 alle 10, dalle 10 alle 11», in modo da far uscire tutti alla fine di ogni intervallo. Sottolinea che può risultare scomodo, ma ricorda anche sistemi usati altrove, con «braccialetti» o bigliettini con l’orario scritto. Racconta che, quando andava a pattinare, gli veniva consegnato un foglietto con l’ora di ingresso e che, se rimaneva più del tempo previsto, «dovevi pagare la differenza». È, nelle sue parole, una «cosa da consigliare» per rendere il servizio più equo ed efficiente.

Una città che non è perfetta, ma offre più di quanto ammetta chi la critica
Il quadro che Stefano Rebek traccia è quello di una Trieste lontana dall’immobilismo spesso raccontato online. Una città che certamente ha margini di miglioramento, che conosce problemi di sicurezza e limiti nella movida estiva, ma che, nel complesso, «offre tantissimo» in termini di cultura, sport, spettacolo, natura, strutture e iniziative. Il primo posto del Sole 24 Ore per cultura e tempo libero, nelle sue parole, non è la fotografia di un paradiso, ma di una realtà che, se guardata con occhi meno prevenuti e confrontata con altre città, risulta più ricca e dinamica di quanto i suoi stessi abitanti ammettano.

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