Senza tetto e senza aiuti: la situazione drammatica dei migranti a Trieste

Senza tetto e senza aiuti: la situazione drammatica dei migranti a Trieste

Le politiche migratorie più rigide non fermano il flusso di migranti, ma li spingono a percorrere tragitti sempre più pericolosi e invisibili. È quanto emerge dai dati raccolti dall’International Rescue Committee (IRC) e Diaconia Valdese (DV) a Trieste, che evidenziano una realtà ben diversa da quella dipinta dai numeri ufficiali.

Il paradosso dei controlli: meno arrivi o più clandestinità?

Secondo Frontex, nel 2024 gli arrivi lungo la Rotta Balcanica sono calati del 78% rispetto all’anno precedente, mentre il governo italiano ha dichiarato una riduzione del 48% degli ingressi al confine con la Slovenia. Tuttavia, i dati raccolti direttamente sul territorio raccontano un’altra storia: IRC e DV registrano un calo di appena il 16%, segno che molti migranti continuano ad arrivare, ma con percorsi più nascosti e insidiosi.

A Trieste la crisi umanitaria non si ferma

Nonostante la lieve diminuzione degli arrivi, la pressione sulla città rimane invariata. Nel 2024, sono state circa 14.000 le persone che hanno raggiunto Trieste, tra cui numerosi minori non accompagnati, famiglie e donne sole. L’accoglienza? Completamente affidata a volontari e ONG, mentre il sistema istituzionale fatica a rispondere all’emergenza.

Con tempi di attesa fino a 30 giorni per l’ufficio immigrazione e un numero insufficiente di posti nei centri d’accoglienza, molte persone sono costrette a dormire in edifici abbandonati, nei pressi della stazione e del vecchio porto. A peggiorare la situazione, la rimozione di servizi essenziali come bagni pubblici e rifugi d’emergenza.

Minori a rischio: malnutriti e senza riparo

I team di IRC hanno documentato gravi situazioni di rischio, soprattutto per i minori stranieri non accompagnati, costretti a dormire per giorni all’aperto. Le condizioni di questi giovani migranti sono spesso critiche:

  • Malattie e ferite dovute ai viaggi lunghi e pericolosi
  • Malnutrizione e affaticamento estremo
  • Esposizione alla violenza e allo sfruttamento

L’appello di IRC: “L'Italia garantisca il diritto d’asilo”

Alessandro Papes, Area Manager di IRC a Trieste, denuncia la situazione con parole forti:

"Si continua a parlare di un calo degli arrivi, ma in realtà assistiamo solo a un aumento dei rischi. Le persone sono costrette a misure disperate per cercare sicurezza. Ogni notte, decine di migranti restano senza riparo, esposti al gelo. Molti minori sono esausti, malnutriti e vulnerabili alla violenza. Eppure, invece di essere protetti, vengono lasciati a dormire per strada."

L’appello è chiaro: serve un’azione immediata da parte delle autorità per garantire il diritto d’asilo, ampliare le vie di ingresso sicure e fornire un’accoglienza dignitosa.

"Se le istituzioni non intervengono con misure concrete e finanziamenti adeguati, la sofferenza di queste persone non farà che peggiorare, con conseguenze drammatiche anche per la città: degrado urbano, tensioni sociali e un crescente senso di insicurezza percepita."

Dati allarmanti: aumentano i migranti più vulnerabili

Tra gennaio e dicembre 2024, i team di IRC e DV hanno supportato 13.460 persone appena arrivate a Trieste, con una media di 37 migranti al giorno. Sebbene il numero totale sia rimasto stabile, è aumentata la percentuale di persone in condizioni particolarmente fragili:

  • Minori non accompagnati: 16% degli arrivi (2.192), prevalentemente dall’Afghanistan
  • Famiglie: 17% del totale, con un incremento del 52% rispetto al 2023
  • Donne sole: 4%, in crescita del 250% rispetto al 2023

Le principali nazionalità di provenienza sono Afghanistan, Siria, Turchia, Pakistan e Bangladesh.

Una crisi nascosta dietro i numeri

Mentre i dati ufficiali parlano di un calo degli ingressi, la realtà a Trieste è ben diversa. Le restrizioni non fermano le migrazioni, ma le rendono più pericolose e invisibili. Senza interventi concreti, la città continuerà a trovarsi in prima linea in un'emergenza che, al momento, è gestita quasi esclusivamente dai volontari e dalle ONG.