La Tunisia fissa un prezzo di riferimento per l'olio d'oliva
La Tunisia introduce un prezzo di riferimento per le transazioni dell'olio d'oliva a livello di frantoi, fissandolo a 10 dinari al chilo (3,3 eu/kg) nella fase di molitura, con un meccanismo di aggiornamento settimanale o quando necessario in funzione dell'andamento del mercato. La misura è stata annunciata con un comunicato congiunto dei ministeri dell'Agricoltura e del commercio, che la inquadrano nel monitoraggio della campagna di raccolta e trasformazione 2025-2026, con l'obiettivo dichiarato di preservare l'equilibrio della filiera e tutelare in particolare i piccoli agricoltori, limitando oscillazioni eccessive dei prezzi. Nel dibattito di settore, la decisione viene letta anche come un segnale di "fissazione" dei prezzi interni in una fase di forte pressione sul comparto, in un contesto in cui il prodotto tunisino continua a essere esportato in larga parte sfuso, con ricadute limitate in termini di valore aggiunto. Secondo quanto riportato dalla stampa specializzata, il prezzo di 10 dinari al chilo corrisponderebbe a un valore di poco superiore ai 3.000 euro a tonnellata e potrebbe tradursi, nei fatti, in un prezzo minimo all'export attorno ai 3.150 euro a tonnellata, con possibili effetti indiretti su un mercato mediterraneo interconnesso, dove Spagna, Italia e Grecia restano i principali poli produttivi e commerciali. I dati più recenti disponibili confermano la centralità economica del comparto, ma anche la fragilità dovuta alla volatilità dei prezzi internazionali. Secondo l'Osservatorio tunisino dell'agricoltura (Onagri), nei primi undici mesi della campagna 2024-2025 le esportazioni tunisine hanno raggiunto 288,6 mila tonnellate, in aumento del 41,3 per cento su base annua, ma i ricavi sono scesi del 28,4 per cento a 3,6 miliardi di dinari (poco piu di un miliardo di euro), mentre a settembre 2025 il prezzo medio è diminuito del 46,2% rispetto all'anno precedente, attestandosi a 9,28 dinari al kg (2,81 eu/kg). Sul fronte interno, le organizzazioni professionali chiedono misure più ampie, in particolare su finanziamento, stoccaggio e intervento pubblico. L'Unione tunisina dell'agricoltura e della pesca (Utap) ha sollecitato provvedimenti "eccezionali" per salvare la stagione, proponendo una sessione permanente del Consiglio nazionale dell'olio e un rafforzamento del ruolo dell'Office de l'huile, con acquisti crescenti e prezzi considerati equi e incentivanti per i produttori. La fissazione del prezzo di riferimento arriva, inoltre, mentre Tunisi tenta di alzare il profilo internazionale dell'olio d'oliva come asset economico e di immagine. Il 22 dicembre, all'Accademia diplomatica internazionale, il ministero degli Esteri ha promosso il primo "Diplomacy day for tunisian olive oil", presentato come parte di un piano di valorizzazione che mira a consolidare la reputazione del prodotto, spingere la quota di export confezionato e aprire nuovi mercati. Nel corso dell'iniziativa, il ministro Mohamed Ali Nafti ha invitato ambasciatori e rappresentanze accreditate in Tunisia a sostenere gli sforzi di promozione, puntando su visibilità e accesso a nuovi sbocchi commerciali. L'obiettivo politico, nelle intenzioni del governo, è proteggere la base produttiva nella stagione 2025-2026 e, allo stesso tempo, ridurre la dipendenza dallo sfuso, che resta largamente prevalente. La tenuta della misura sarà ora valutata dagli operatori su due piani: capacità di stabilizzazione nelle aree di produzione e impatto sull'export, soprattutto verso l'Unione europea, che assorbe la quota maggiore dei volumi, con Spagna e Italia tra i principali importatori. Nel breve periodo, il mercato osserverà anche la frequenza e l'orientamento degli aggiornamenti settimanali del prezzo di riferimento, destinati a determinare se lo strumento resterà una soglia indicativa o si tradurrà in un vincolo sostanziale per le transazioni. (ANSA) Y7Y-BNT ANSA