Incredibile scoperta, riemersa la Gorizia di 3 mila anni fa

Il prosieguo delle indagini archeologiche, nell’ambito dei lavori di riqualificazione di Corte S. Ilario da parte del Comune di Gorizia, ha restituito nuovi dati per la comprensione dell’edificio a pianta ottagonale e della zona cimiteriale posta a sud del Duomo, aprendo tuttavia ulteriori questioni storiche e rivelando inoltre, inaspettatamente, una inedita e del tutto inaspettata testimonianza di presenze di epoca protostorica per Gorizia, precedentemente attestate solo in via sporadica e occasionale.

L’intervento archeologico è stato eseguito sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli-Venezia Giulia (Paola Ventura) da parte di Arxe s.n.c.

I dati più innovativi emersi dagli ultimi scavi riguardano la datazione del deposito archeologico su cui si trovano il cimitero e le strutture ad esso legate o di poco successive.

Nel corpo di questo strato argilloso/sabbioso, determinato probabilmente dall’accumulo di fango e di detriti provenienti dalle pendici del colle del castello, è stata individuata una concentrazione di pezzi di arenaria scottata frammisti a frammenti ceramici riferibili ad almeno mezza dozzina di vasi, nessuno dei quali conservato integralmente.

Questi rinvenimenti sono di particolare importanza perché i reperti sono databili al momento di passaggio tra l’età del Bronzo Medio e quella del Bronzo Recente, attorno al 1.400-1.300 a.C., e rappresentano quindi la prima attestazione localizzata di presenze così antiche a Gorizia.

 

Un altro importantissimo aspetto evidenziato da queste ultime indagini riguarda la struttura ottagonale dell’edificio, già raffigurata su una planimetria del 1583, che aveva fatto ipotizzare una sua funzione battesimale; lo scavo, ora reso possibile dopo il dissequestro dell’area, ne ha rivelato l’intero perimetro in muratura, pur interrotto in più punti da recenti sottoservizi. Al suo interno, sul lato settentrionale, alcuni gradini in pietra addossati alla parete, garantivano l’accesso all’interno, che presentava un piano di calpestio semi-interrato rispetto a quello esterno, solo in parte finora messo in luce.

Lo scavo del riempimento è ancora in corso, ma allo stato attuale sembra accertato un utilizzo dello spazio come ossuario, almeno nell’ultima fase; solo la prosecuzione delle indagini potrà chiarire ulteriormente questo aspetto. Tuttavia è già possibile affermare che la struttura si inserisce in una fase successiva al primo utilizzo del cimitero: infatti nella fascia immediatamente a nord, compresa fra l’edificio ottagonale ed il lato sud del Duomo, sono state rinvenute e scavate altre dieci sepolture, almeno due delle quali sembrano riferibili ad un’epoca più antica, a causa della maggiore profondità e della tecnica di esecuzione delle fosse.

Sono stati perciò prelevati dei campioni di osso da queste due sepolture e altri due campioni dalle tombe più alte, e quindi ipoteticamente più recenti, per future analisi al radiocarbonio che potrebbero fornire indicazioni sulla durata d’uso del cimitero: sulla base delle fonti storiche viene ipotizzato un inizio già nel ‘400 (la presenza del Duomo è accertata infatti dalla fine del ‘200, forse sul luogo di una piccola cappella precedente), mentre il termine viene posto nella seconda metà del ‘700.

 

Il Sindaco di Gorizia si è espresso in tal senso sui rinvenimenti: “Fin dall'inizio di questi ritrovamenti si è avuta l'impressione che le ulteriori indagini archeologiche avrebbero riservato altre sorprese sulla storia di Gorizia e così è stato. Gli ultimi reperti, risalenti a oltre 3mila anni fa sono di un'importanza straordinaria e da parte del Comune non solo ci sarà il pieno appoggio alla Soprintendenza affinché si continuino le ricerche ma anche uno studio, insieme a tutti i soggetti coinvolti, su come valorizzare questi ritrovamenti eccezionali che confermano la presenza di un insediamento umano a Gorizia fin dall'età del Bronzo. Ringrazio la Soprintendenza e tutte le persone che, in qualche modo stanno contribuendo a far emergere la nostra storia”.