Incendi in Porto Vecchio, appello di cittadini e associazioni: “Serve indagine approfondita su cause”

Incendi in Porto Vecchio, appello di cittadini e associazioni: “Serve indagine approfondita su cause”

La situazione degli incendi registrati nell’area del Porto Vecchio di Trieste negli ultimi giorni preoccupa residenti, volontari e associazioni impegnate nel sostegno alle persone che trovano riparo negli edifici dismessi della zona. Secondo quanto riferito da cittadine, cittadini e realtà attive sul territorio, le circostanze legate ai roghi avvenuti negli ultimi sette giorni presenterebbero elementi da chiarire, con dinamiche ritenute “sospette” e tali da richiedere verifiche più approfondite.

Le ricostruzioni diffuse da alcune testate attribuivano i roghi a fuochi accesi per scaldarsi da persone migranti costrette a dormire nei magazzini. Tuttavia, chi vive e opera nell’area segnala che diversi episodi mostrerebbero caratteristiche non compatibili con questa versione, suggerendo possibili azioni di natura dolosa.

Secondo quanto riportato dalle testimonianze raccolte, gli incendi sarebbero almeno cinque nell’ultima settimana, con ulteriori tentativi segnalati tra le notti del 15 e 16 novembre. I roghi si sarebbero verificati in zone non utilizzate come ricovero, compresi ingressi al piano terra e una stanza al quarto piano dove sono stati trovati indumenti e materiali bruciati, senza tracce di fuochi improvvisati per cucinare o riscaldarsi. In un episodio sul retro del magazzino 2A, persone afghane presenti nell’area avrebbero fermato due individui ritenuti estranei alla comunità che vive negli edifici.

Le testimonianze parlano anche di presenze sospette nei momenti immediatamente precedenti ai roghi, circostanza che rafforza il dubbio che in più casi il fuoco possa essere stato appiccato con l’obiettivo di danneggiare o di generare tensione.

A fronte dei ripetuti episodi, le persone che dormono nei magazzini hanno iniziato a organizzare turni di sorveglianza notturna, affiancate da volontarie e volontari di Linea d’Ombra Odv, ICS - Ufficio Rifugiati Onlus e No Name Kitchen.

Le associazioni firmatarie sottolineano l’urgenza di accertare se gli episodi possano configurare ipotesi di danneggiamento, incendio doloso, tentate lesioni o tentato omicidio, poiché almeno in un caso le fiamme avrebbero messo a rischio l’incolumità delle persone all’interno dei magazzini.

L’appello è chiaro: verificare con la massima trasparenza la natura e le responsabilità dei roghi, per garantire sicurezza sia a chi vive nella zona sia al resto della cittadinanza, scongiurando il rischio che episodi simili vengano utilizzati per alimentare allarme sociale o narrazioni distorte.