Caos maranza a Trieste e in Italia, Paul Pisani: “Con le parole non basta, ci vogliono i manganelli” (VIDEO)

Caos maranza a Trieste e in Italia, Paul Pisani: “Con le parole non basta, ci vogliono i manganelli” (VIDEO)

Durante la diretta serale di Trieste Cafe condotta dal direttore Luca Marsi, Paul Pisani – impegnato nell’organizzazione dei principali eventi a Trieste – ha affrontato senza filtri il tema della criminalità giovanile, soffermandosi sul fenomeno noto come “maranza”, ovvero i giovani che frequentano la città creando situazioni di disordine, prepotenza e insicurezza, soprattutto nelle ore notturne.

“Anche con 100.000 agenti non cambierà nulla se non si cambia il metodo”

Pisani ha esordito con parole dure, sostenendo che la semplice presenza delle forze dell’ordine non basta, se il contesto normativo e sociale non viene radicalmente modificato:
“Puoi mettere anche centomila poliziotti, ma se non cambia il sistema quei centomila poliziotti avranno sempre le mani legate. O cambia il metodo, o saremo sempre al punto di partenza”, ha dichiarato.

“I maranza crescono e sanno che nessuno può fermarli”

Il problema, secondo Pisani, è l’assenza di deterrenti reali, che consente a questi gruppi di giovani di sentirsi impuniti:
“Se questi giovani crescono – maranza, teppisti, delinquentelli – diventeranno sempre più delinquenti. Perché sanno che nessuno può fargli nulla. Ogni anno, ogni settimana, ogni mese questi crescono, si formano sempre di più”, ha spiegato.
“Da oggi che sono 100, tra un anno saranno 300, e tra cinque anni saranno 10.000. Come li fermi?”

“Con le parole non si ottiene più nulla, serve fermezza”

Pisani ha quindi chiesto una svolta più decisa da parte delle istituzioni, parlando senza mezzi termini della necessità di restituire autorità e strumenti concreti alle forze dell’ordine:
“Se non abbiamo la voglia di cambiare dall’alto con manganelli e darli giù per la schiena, o in qualche altra maniera, perché con le parole non si fa più niente…”.

“Ci rispondono sempre allo stesso modo, non posso ripetere in diretta”

L’imprenditore ha raccontato anche l’esperienza diretta sul campo, durante il lavoro notturno con eventi e locali:
“Anche io vado lì ogni tanto a dire: ‘ragazzi, state calmi, non dovete fare così’. E se no li mettiamo fuori. Ma le risposte sono sempre le stesse… Non posso ripetere quello che ci dicono, perché siamo in diretta tv”.
Un’amara constatazione, che mostra quanto il rispetto verso le figure adulte e le regole sociali stia venendo meno in una fascia giovanile ormai sempre più distante dai modelli educativi tradizionali.

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