120 euro per il cenone? una triestina provoca: "Resto a casa e mangio una settimana""”
Nel mare scintillante delle luci di fine anno, tra menu degustazione, bollicine d’ordinanza e tavole imbandite a colpi di cifre a tre zeri, a Trieste esplode una provocazione tanto semplice quanto dirompente. Un messaggio secco, stampato su fondo rosso come un cartellone di allarme sociale: “120 euro per il cenone di Capodanno. Resto a casa e mangio una settimana.”
Non è lo slogan di una campagna politica, né una pubblicità alternativa. È la voce, diretta e disarmante, di una triestina qualunque, che con una frase ha acceso un dibattito sotterraneo ma diffusissimo. Quello del confine sempre più labile tra festa e lusso, tra convivialità e ostentazione, tra il diritto a celebrare e la realtà dei portafogli.
Il Capodanno 2025, anche a Trieste, si presenta come una cartina di tornasole delle disuguaglianze quotidiane. Da una parte ristoranti e locali che propongono cenoni esclusivi, esperienze gourmet, intrattenimento “chiavi in mano”. Dall’altra famiglie, single, giovani e pensionati che fanno i conti con bollette, affitti e spesa quotidiana. E che iniziano a chiedersi se una notte valga davvero quanto una settimana di vita normale.
La forza della provocazione sta proprio qui: non nell’attacco, ma nella lucidità. Non nel rifiuto della festa, ma nella domanda implicita che pone. Quando il Capodanno smette di essere un momento collettivo e diventa un evento selettivo? Quando il brindisi si trasforma in una scelta economica pesante, più che in un gesto di condivisione?
Trieste, città elegante ma concreta, ironica ma mai superficiale, riconosce in quel messaggio qualcosa di profondamente suo. Un modo diretto di dire le cose, senza filtri, senza retorica. Un invito a rallentare, a ridimensionare, forse anche a riscoprire il valore delle feste vissute in casa, tra pochi affetti, senza dover dimostrare nulla a nessuno.
In un periodo in cui tutto sembra dover essere “esperienza”, “format”, “evento”, quella frase diventa quasi un manifesto silenzioso. Non contro qualcuno, ma a favore di una normalità che non dovrebbe mai sembrare una rinuncia.
E così, mentre Trieste si prepara a salutare l’anno nuovo tra musica, luci e brindisi, una semplice immagine ricorda a tutti che anche restare a casa può essere una scelta consapevole. E, forse, persino rivoluzionaria.