Riforma CUP: nuove regole per prenotazioni sanitarie eliminano le liste chiuse

Riforma CUP: nuove regole per prenotazioni sanitarie eliminano le liste chiuse

Il Procuratore della Repubblica ff. dr. Federico FREZZA reputa doveroso, stante l’evidente interesse pubblico per la vicenda delle impegnative sanitarie non evase nei tempi fissati (sia per visite mediche, sia per esami strumentali), comunicare quanto emerso dal procedimento aperto di iniziativa dallo scrivente.

Invero, sulla base di un’articolata denuncia e della deposizione resa al PM, era emerso che nonostante un’impegnativa fosse oramai scaduta, non era stata indicata alcuna data, nemmeno remota, per la visita specialistica (“L’addetto allo sportello ha fotocopiato l’impegnativa senza indicare alcuna data per la visita.  Da allora non è più accaduto nulla, la visita non è stata fissata”); 

Ciò parve fin dall’inizio non essere un caso isolato, bensì il frutto di prassi diffuse/frequenti, oggettivamente atte a non far emergere i ritardi nell’erogazione delle prestazioni e/o a non far attivare la c.d. garanzia, vale a dire la possibilità del ricorso alle visite private con rimborso da parte di ASUGI (“Spesso era impossibile effettuare la prenotazione, perchè noi addetti trovavamo la lista chiusa; a quel punto il responsabile del CUP chiama il reparto o il distretto e cerca un posto; se non trova nulla, si rivolge alla direzione CUP, che dovrebbe avallare il ricorso alla libera professione. Il che significa che il CUP trova un appuntamento in libera professione”) 

E’ stato perciò reso necessario verificare presso la sede del CUP dell’Ospedale Maggiore se copia dell’impegnativa di XXX giacesse lì, e poi se ve ne fossero altre in situazione/stato consimile; il che è stato fatto dallo scrivente PM il 20 giugno 2024, e sono state così acquisite in copia 812 impegnative, giacenti presso ASUGI, per le quali non era stata fissata la visita, talora da febbraio ‘24; il che, sia chiaro, non vuole affatto dire che vi era un’inadempienza conclamata, bensì soltanto che lo sportellista (dipendente di una cooperativa, non di ASUGI) non aveva fissato alcuna data, ed aveva spedito la pratica ad ASUGI, che se ne stava occupando.

Vi erano quindi alcune anomalie, connesse alla c.d. garanzia, cioè al diritto di effettuare la visita in privato, con rimborso a carico di ASUGI :

- non era stata fissata alcuna data, nemmeno lontana;

- il paziente non era in possesso di alcuna atto/documento che attestasse il suo accesso al CUP;

- ergo, il paziente avrebbe avuto difficoltà a chiedere la c.d. garanzia, che si ottiene solo se la prestazione (visita o altro) non viene erogata entro un certo termine, che decorre dalla data di accesso al CUP;

- va puntualizzato che ASUGI non era affatto inerte, ed anzi stava cercando, con notevoli solerzia ed impegno di tutti gli addetti e della dirigenza, di superare le difficoltà, oggettive e ben note, nel rispettare i tempi; resta però il fatto che da un lato questo impegno restava una procedura meramente interna, della quale (tempi, modalità, criteri, etc.) il paziente/utente nulla sapeva, dall’altro lato che in molti casi i tempi erano piuttosto lunghi (v. oltre);

- ovviamente, non è ipotizzabile alcun reato nel puro e semplice mancato rispetto dei tempi fissati per erogare le prestazioni, quando ciò sia oggettivamente impossibile : per es., se, come è accaduto in un settore, in un paio di settimane si licenziano all’improvviso ben tre medici specialisti, è ovvio che salteranno gli appuntamenti già fissati e che i tempi di allungheranno a dismisura;

- ad avviso del PM, quello che parrebbe irregolare è che al paziente/utente:
  1. non veniva rilasciato alcun attestato di avere richiesto la prestazione, sì da potere dimostrare il mancato rispetto da parte di ASUGI dei tempi, ed azionare la c.d. garanzia;
  2. non veniva fissata una data per la prestazione (fenomeno delle liste esaurite o chiuse, sia pure temporaneamente);
  3. ed anche, che non esisteva una lista ordinata delle pratiche in ritardo, per cui non era verificabile l’ordine seguìto nell’evaderle, e la regolarità/trasparenza di tale ordine; nessuno sospettava che vi fossero stati abusi, nondimeno il modo dei accatastare le pratiche, senza alcun ordine nè cronologico nè alfabetico, rendeva impossibile qualsivoglia verifica in tal senso;
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Dunque, si è accertato che le c.d. liste chiuse esistevano: al di la di ogni questione nominalistica, quanto un utente si presenta allo sportello CUP e non viene fissata la data della prestazione, vuol dire che, in concreto, la lista è chiusa, o bloccata, o non-disponibile

Ed infatti, scritto di pugno dagli addetti allo sportello CUP, su molte delle impegnative ferme si leggeva 
“non disponibile”, 
“non ci sono appuntamenti”, 
“agende tutte chiuse”, 
“nessuna disponibilità”, 
“nessun appuntamento in agenda”,  et similia, 
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Quindi, Il procedimento aveva  ad oggetto la mancata indicazione della data di una determinata prestazione sanitaria (visita medica specialistica oppure esame strumentale), quindi una vera e propria omissione di atto dovuto.  Omissione temporanea, perchè poi ASUGI faceva il possibile per attivarsi e cercare di trovare una data per la prestazione sanitaria, senza però farlo subito, e senza farlo con chiarezza e trasparenza verso gli utenti

Il concetto deve essere chiaro: oggetto del procedimento non era la lunghezza dell’intervallo di tempo tra la presentazione del paziente al CUP e la data della prestazione prenotata/prenotanda, bensì la mancata indicazione di una data.  Insomma, il fenomeno della c.d. “lista chiusa”.

E’ ovvio che la mancata fissazione di una data per la prestazione potrebbe integrare un’omissione di atto d’ufficio (tutta da verificare, soprattutto per quanto attiene al dolo, ovviamente), e che è correlata alla c.d. garanzia, vale a dire alla possibilità per il paziente di fare ricorso alle prestazioni visite private con rimborso da parte di ASUGI; tale ricorso al privato, con rimborso da parte di ASUGI, da un lato ASUGI stessa deve avallare il ricorso alla libera professione, dall’altro il paziente deve poter dimostrare che non gli è stata indicata alcuna data per la prestazione sanitaria richiesta, oppure che la data non rispetta i tempi fissati.  

Sennonchè, era impossibile farlo : il paziente accedeva allo sportello CUP e se ne andava senza nulla in mano, e, quindi, senza poter dimostrare alcunchè.
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A fine giugno ’24 ASUGI ha adottato un nuovo regolamento e nuove modalità di condotta degli addetti CUP (NB: in concreto, tali nuove modalità hanno iniziato a funzionare circa a metà luglio ’24); lo aveva annunciato il Direttore Generale di ASUGI, escusso quale teste dal PM il il 3 luglio 2024 aveva dichiarato: 

“con decreto dd. 28 giugno ‘24 ho stabilito che l’accesso al CUP venga registrato in una lista informatica (per le precisione: 3 agende di presa in carico), visibile dal paziente, sicchè il problema dovrebbe essere superato nei prossimi giorni.   
Il paziente avrà una copia, che fungerà da ricevuta dell’avvenuta presentazione al CUP”

Quindi, le nuove regole prevedono due cose piuttosto semplici, astrattamente idonee a superare le criticità sopra esposte:

a) viene sempre indicata una data per la prestazione, sia pure lontana nel tempo; vale a dire: non esistono più le liste chiuse;

b) se per qualsivoglia motivo ciò non è possibile, o se la data non rispetta i tempi massimi (diversi caso per caso) oltre i quali opera la c.d. garanzia, al paziente viene rilasciata una attestazione, che gli consente di far valere i propri diritti
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Il 25 luglio 2024 lo scrivente ha voluto verificare di persona l’effettivo rispetto delle nuove regole, e si è nuovamente recato, assieme alla GdF, al CUP dell’Ospedale Maggiore.

Qui lo scrivente ha pensato di far eseguire delle simulazioni allo sportellista: adottato un nome di fantasia (nella specie “Pinco PALLINO”), si è chiesto al sistema informatico di indicare una visita internistica, una ..., etc. ....

Si è così constatato che, rispetto al precedente accesso del PM del 20 giugno ‘24, le cose sono del tutto cambiate, e che il nuovo sistema è operativo e funziona: il paziente non viene più lasciato in una zona grigia, senza alcuna data fissata, e senza alcun documento aut attestazione dell’avvenuto accesso al CUP. 

Ergo, pare che le c.d. liste chiuse non esistano più.

Ovviamente, ciò non vuol dire che le visite specialistiche avverranno sempre in tempi brevi, ma soltanto che non si verifica più una sorta di rifiuto (sia pure temporaneo) della prestazione